L’obiettivo che si prefigge BBC Media Action è di per sé molto ambizioso: “Cambiare le vite delle persone nel mondo attraverso gli organi di stampa”. Sul proprio sito, la onlus legata alla radiotelevisione britannica scrive: “Crediamo nel potere della media e della comunicazione per contribuire a ridurre la povertà e sostenere le persone a comprendere i loro diritti. Il nostro scopo è quello di informare, collegare e aiutare le persone”. Poi arriva un video come quello intitolato “Your phone is now a refugee’s phone”, cioè “Il tuo cellulare è adesso quello di un rifugiato”, e quelle righe programmatiche acquistano tutta un’altra consistenza.
Ecco il video in questione, da visualizzare rigorosamente da smartphone, che sin dal primo frame invita a indossare i panni di chi fugge “Se stessi scappando dalla tua terra, qual è l’unico strumento tecnologico che porteresti con te?”
Il telefono si “trasforma” quindi in quello di un rifugiato alle prese con il viaggio della speranza, dalla Siria o dall’Afghanistan ai paesi limitrofi. Le mappe disegnano il percorso, mentre arrivano gli sms di parenti e amici in apprensione per la nostra sorte. Non mancano i problemi tecnici: la sim card che non funziona, la batteria che si esaurisce, la pioggia che bagna lo schermo.
Per non dimenticare che – come recita la scritta finale – “la crisi dei rifugiati non è finita” e che è solo frutto di una casualità se siamo nati in un paese che non è in guerra e dobbiamo preoccuparci della batteria del nostro iPhone solo per postare sui social l’ultimo selfie, scattato con il filtro che dà quell’effetto un po’ vintage, scattato a bordo piscina sorseggiando un thè freddo.